Accessibilità: superare i dislivelli con l'Elevatore (a cabina)
Scritto da Giovanni Del Zanna il 26-03-2012
Il superamento dei dislivelli verticali è indubbiamente uno degli argomenti centrali dell’accessibilità degli edifici. Che si tratti di qualche gradino o di uno o due pani di casa, il superamento del dislivello è sempre un problema, specie per chi non può utilizzare le scale.
Parlando di accessibilità pensiamo subito alla persona in carrozzina, ci viene naturale quando parliamo di “barriere architettoniche”, ma non dobbiamo avere una visione troppo limitata. Anche per una mamma con il bambino sul passeggino (e forse con anche una borsa della spesa) fare due piani a piedi non è poca cosa. La stessa difficoltà ce la può avere una persona anziana che si affatica, chi ha problemi di cuore, persone sovrappeso o con difficoltà di deambulazione.
Affrontiamo in questo articolo di taglio tecnico l’analisi di un prodotto che da alcuni anni si è affermato sul mercato e che si sta diffondendo sempre più: l’elevatore (a cabina).
Soluzioni tecnologiche per superare i dislivelli.
La soluzione “storica” per superare i dislivelli è rappresentata indubbiamente dai gradini: il dislivello viene suddiviso in elementi di dimensione contenuta, da superare pian piano, uno dopo l’altro, solo con le capacità delle nostre forze.
Una soluzione “statica” che dura nel tempo e non ha bisogno di manutenzione, ma che richiede una buona forza e buona mobilità nelle gambe. In alternativa si può pensare a soluzioni con rampe, ma queste devono avere una pendenza contenuta (ottimale il 5%, ammessa 8%) che significa, nell’ipotesi migliore, che per ogni metro di dislivello dovremmo avere 20 metri di rampa, così per un piano, di circa tre metri, dovremmo realizzare una rampa da ben 60 metri !!! Improponibile.
Per questo – grazie all’evoluzione tecnologica – sono stati messi a punto meccanismi che, utilizzando l’energia elettrica, hanno permesso di realizzare della “macchine” per spostarci da un livello ad un altro. Tra questi i più conosciuti sono gli ascensori. Nelle nostre città che nel tempo si sono sviluppate sempre più in verticale, l’ascensore è diventato uno strumento indispensabile per il raggiungimento dei diversi livelli degli edifici.
L’elevatore, un “nuovo” prodotto
L’elevatore (a cabina) per il superamento dei dislivelli di uno o più piani è un meccanismo relativamente nuovo. In Italia se ne inizia a parlarne in modo diffuso dal ’89, quando la normativa per la prima volta indica questa soluzione.
Di cosa si tratta?
Dal punto di vista dell’utente le differenze, rispetto ad un ascensore, non sono molte. Alcuni lo chiamano “mini ascensore” o “mini lift” proprio perché questo dispositivo si presenta, per molti aspetti, come un piccolo ascensore.
Vedremo le caratteristiche tecniche che, in positivo o in negativo, differenziano le due soluzioni, ma in linea di massima, dal punto di vista della funzionalità per l’utente, le differenze non sono poi così sostanziali e l’obiettivo di spostarsi da un piano all’altro viene comunque raggiunto.
Cosa dice la normativa
Riportiamo, brevemente, una rilettura della Normativa per l’Accessibilità – il DM 236/89 art. 4.1.13 e 8.1.13 – per capire quali sono le richieste e le ragioni delle prescrizioni normative.
Per brevità faremo delle considerazioni per punti, rimandando al testo normativo integrale per chi volesse fare un ulteriore approfondimento.
Chiariamo anzitutto che la normativa prevede queste soluzioni in alternativa agli ascensori in caso di “adeguamento”, indicando chiaramente che l’ascensore è la soluzione primaria per il superamento dei dislivelli.
Un altro limite è dato dal dislivello superabile indicato con “di norma fino a 4 metri”: dicitura che in alcuni casi viene interpretata in modo rigido, mentre in altri (dipende dai Comuni) viene considerata non vincolante. Da sottolineare come, in ogni caso, la Direttiva Macchine permette soluzioni conformi anche per dislivelli superiori. Nella pratica, infatti, anche i Comuni che interpretano in modo rigido il 236/89 permettono interventi in deroga, con una proceduta di autorizzazione più complessa, anche per dislivelli superiori ai 4 metri.
Da un punto di vista strettamente tecnico possiamo dire che la norma (il DM 236/89) non entra in modo specifico nei dettagli tecnici dell’impianto, cosi come non distingue le diverse tipologie di elevatore (le pedane verticali per dislivelli contenuti e gli elevatori con cabina per dislivelli maggiori).
Al contrario la Direttiva Macchine e i produttori hanno portato ad uno sviluppo articolato e curati di questo prodotto che, oggi, non ha nulla da invidiare agli ascensori.
Vediamo in sintesi i requisiti base per gli elevatori:
– da utilizzare per adeguamento di edifici esistenti (posso rientrare, in questa categoria, anche gli edifici – fino a tre livelli – per i quali la normativa non prevede, in fase di costruzione l’installazione dell’ascensore);
– dislivello massimo “di norma” fino a 4 metri, ma nella pratica;
– protezioni e sicurezze (per garantire l’incolumità di chi è all’interno della cabina e chi si trova all’esterno);
– dimensioni vano 80×120 (su questo punto la normativa non è molto chiara: le misure indicate sono il minimo per l’alloggiamento di una persona in carrozzina, pertanto può coincidere con le misure del vano solo nel caso di una piccola piattaforma con il meccanismo posto sotto la pedana. Quando invece abbiamo un elevatore, con meccanismo laterale per ottenere delle dimensioni di cabina di 80×120 dovremmo avere delle dimensioni di vano maggiori.
A questo punto, però, al di la delle indicazioni normative – che specificano i requisiti minimi di base – è più interessante vedere cosa offre il mercato.
I prodotti disponibili sono molti e di differenti aziende. Scegliendo le principali aziende presenti sul mercato italiano – alcune presenti da oltre vent’anni – troveremo sicuramente prodotti validi che, venduti nel rispetto dei requisti tecnici, risponderanno sicuramente ai requisti normativi.
Pertanto non è necessario che il progettista o il cliente finale acquisiscano una competenza specifica in materia (per altro non semplice), è opportuno, invece, affidarsi ad aziende serie, richiedendo la documentazione e le certificazioni dell’impianto.
Indicazioni di prodotto
Dobbiamo anzitutto definire bene il tipo di elevatore che cerchiamo, le possibilità sono diverse:
– elevatore a pedana (senza cabina) per piccoli dislivelli (fino a 2 metri)
– elevatore a cabina, con cabina aperta
– elevatore a cabina, con cabina chiusa
L’ultimo modello è quello che si avvicina sempre di più all’ascensore e non richiede nemmeno i “comandi a uomo presente” (quelli specifici anche per i montascale, dove gli utenti devono tenere premuto il pulsante di azionamento per tutta la durata del percorso).
I limiti per gli elevatori (dettati dalla Direttiva Macchine) riguardano la portata (max 400 kg) e la velocità (massima 0,15 m/s).
Riportiamo inoltre, per punti, alcune indicazioni specifiche:
– l’elevatore non richiede un locale macchine (né in alto, né in basso): la fossa è minima (10cm) e la testata è contenuta (poco più di 2 metri);
– su un lato sono poste le guide, sugli altri tre lati a seconda delle esigenze possono essere collocate le porte di piano (da preferire, però, le porte contrapposte perché nell’uso risultano più comode;
– è possibile installare l’elevatore in un vano in muratura (con struttura in mattone portante o in cemento armato) o, in assenza di elementi portanti come nel caso dei vani scale, può essere collocato all’interno di una incastellatura metallica;
– i costi dell’impianto sono contenuti, l’alimentazione utilizza la tensione di rete (230 V) e non richiede costi di manutenzione gravosi, questi impianti possono ottenere il contributo previsto dalla Legge 13 (superamento barriere architettoniche) e possono usufruire delle detrazioni fiscali del 36% dall’IRPEF;
– è necessario richiedere una “Licenza di impianto” (richiesta, in carta semplice richiesta al Sindaco, dopo l’installazione).
Conoscere meglio questi prodotti significa capire quali opportunità ci offre la tecnologia e, all’occorrenza, sapere verso quali soluzioni orientarsi.